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Relatività relazionale: una mappa per capire le relazioni

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Solitamente, suddividiamo le relazioni umane in due ambiti ben distinti: l’amicizia e le relazioni sentimentali; e consideriamo questi due ambiti separati e "impermeabili" fra loro. In altre parole, consideriamo le due esperienze mutualmente esclusive (l’uno oppure l’altro). Inoltre, tendiamo a vederli in termini assoluti, specialmente le relazioni sentimentali (cerchiamo il grande amore, la donna perfetta, il principe azzurro, ecc.).
Invece, in questo post intendo mostrare come le relazioni umane, in realtà:
  • avvengano sempre all’interno di un continuum qualitativo formato da infinite gradazioni, senza divisioni nette, ma anzi con frequenti sovrapposizioni e mutamenti;
  • e come esse siano sempre relative (in accordo con l’intrinseca limitatezza e relatività dell’essere umano).

Il modello relazionale standard

Di seguito una figura che rappresenta il modello relazionale standard (fig. 1), come comunemente percepito nella nostra cultura:

Fig. 1 - Modello relazionale standard

E’ un modello rigido, tradizionale. Si esprime in termini assoluti, esclusivi, ed in "bianco e nero" (l’uno oppure l’altro): se due persone si relazionano, o sono amici, oppure sono partner/amanti; non sono previste altre possibilità. La sessualità viene concepita solo all’interno della relazione amorosa.

Fig. 2 - Modello relazionale standard - moderno

Ne esiste anche una variante meno rigida e più moderna (fig. 2): i due ambiti prevedono un’area di sovrapposizione (per quanto limitata) - in altre parole, i due concetti non sono più visti come assolutamente "impermeabili". Questa sovrapposizione include concetti come "Il mio partner è anche il mio migliore amico", oppure sentire amore per l’amico del cuore.
La sessualità è ancora vista come esclusiva della relazione amorosa, ma in casi limitati può anche lambire l’area dell’amicizia.

Il modello di Relatività Relazionale

A mio parere, il modello standard non corrisponde alla vera natura umana, ma è una semplificazione e una forzatura culturale; una specie di "camicia di forza" imposta alla naturale varietà e ricchezza di sfumature, proprie delle relazioni umane; a questa "camicia di forza" veniamo abituati fin dalla nascita, e la diamo quindi per scontata.
In realtà, come accennavo all’inizio, le infinite possibilità delle relazioni umane si rappresentano meglio con un modello lineare e progressivo (continuum) piuttosto che binario ed esclusivo: il modello di Relatività Relazionale (fig. 3).

Fig. 3 - Relatività Relazionale: ogni relazione si pone in qualche punto del continuum (clic sull'immagine per ingrandirla)

A prima vista questa rappresentazione può apparire confusa (ma, peraltro, non lo sono sovente anche le relazioni umane? ;-). Vediamo, in modo sintetico, le parti che la compongono.

Fig. 3A - Relatività Relazionale: struttura base. In basso il continuum di Qualità Relazionale

Prima di tutto, notiamo gli estremi entro cui il modello si sviluppa (asse orizzontale del continuum di Qualità Relazionale, in basso): esso va dal punto Zero, gli estranei, a un punto massimo (Max), che corrisponde all’Utopia Romantica.
Il continuum riprende i due ambiti dell’Amicizia e dell’Amore (di coppia), nel riquadro centrale, ma la linea che li separa (indicata dal simbolo ~ di approssimazione) ci ricorda che è un confine approssimativo, sfumato (a volte i due ambiti si confondono) e mobile (cambiandone la definizione a seconda della cultura) - nonché culturale (non naturale).

Fig. 3B - Relatività Relazionale: aree relazionali, in colore

Vengono ora evidenziate tre diverse aree relazionali, tramite i colori:
  • L’area dell’Amicizia, in verde.
  • L’area dell’Amore, in arancio, che si sviluppa in un’ampia zona di "Relazioni relativamente buone", e nella piccola fascia del "Paradiso Relazionale".
  • Abbiamo poi una "Area ambigua", in azzurro, che include relazioni che sfuggono a definizioni precise, in cui Amicizia e Amore si mescolano (e, per questo, travalica il confine che separa i due ambiti).

Fig. 3C - Relatività Relazionale: schema completo

Infine, la zona curvilinea sottostante, colorata in grigio, indica l’attività sessuale. Di nuovo, vediamo come questa non rispetti i confini: certo la possibilità di sesso - mediamente - aumenta con l’aumentare della Qualità Relazionale, ma accade anche al di fuori delle relazioni amorose / di coppia, e pure con estranei (come indicato alla sinistra del grafico).

In sintesi, se pensiamo ad una qualsiasi relazione (amici, amanti, coppie…), vediamo che si può situare in svariati punti del continuum, e può includere o meno il sesso. Inoltre, la stessa relazione può evolversi, cambiando intensità, qualità e posizione sul continuum. Quindi essa è relativa, mai assoluta come nel modello standard.
Ovviamente, tutto quel che riguarda i fenomeni complessi non è riducibile a schemi fissi e precisi, e questo include le relazioni umane. Quindi le mie definizioni sono solo una indicazione approssimativa, una mappa che offre dei punti di riferimento, ma non pretende di essere né categorica né esaustiva (possiamo dire che, per sua natura, anche la Relatività Relazionale è… relativa ;-).

Vediamo ora in dettaglio gli elementi sopra esposti.

Il continuum di Qualità Relazionale (asse orizzontale)

  • All’estrema sinistra c’è il punto Zero, ovvero gli estranei, persone sconosciute con cui non abbiamo (ancora) alcuna relazione.
  • All’estrema destra c’è il punto di massima qualità (Max), che corrisponde a quella che chiamo l’Utopia Romantica.
Nell’arco tra questi due estremi, esistono infinite sfumature di intensità e variazioni nella modalità di relazionarsi. Proprio come, in natura, i colori non esistono in sette bande nettamente separate, ma in infinite tonalità, così le relazioni accadono in svariati "colori".
Da notare che la Qualità Relazionale non è necessariamente correlata al tipo di relazione: come tutti avrete avuto modo di notare, esistono amicizie molto più profonde e affettive di certe coppie, così come relazioni giovani possono essere più autentiche e intense di relazioni di vecchia data.
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L’Utopia Romantica

L’Utopia Romantica è il mito sentimentale della relazione ideale, perfetta, di amore incondizionato ed eterno, fra due persone che trovano l’una nell’altra tutto quello di cui hanno bisogno. Come tutti i miti, viene creduto sia perché ripetuto continuamente e dato per scontato dalla cultura ufficiale, sia perché seducente: ci crediamo perché è bello crederci.
Ma, in pratica, L’Utopia Romantica non accade mai. Peraltro come potrebbe accadere, fra due esseri umani imperfetti, una relazione perfetta? Quando ci innamoriamo perdutamente ci sembra di aver realizzato questa utopia, ma è una illusione che, prima o poi, ha termine.

Con questo non voglio dire che non possano esistere relazioni di amore profondo e duraturo; certamente esistono, ma sono abbastanza infrequenti. Le ho inserite in quello che chiamo Paradiso Relazionale (estremo destro dell’area dell’Amore); sono relazioni "quasi perfette", fra due persone altamente compatibili.
Per un approfondimento sull'Utopia Romantica (e i pericoli inerenti), vedi questo post.
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L’area dell’Amore (di coppia)

A differenza del modello standard, dove l’amore esiste in una sorta di bolla spesso non meglio definita, nel modello di Relatività Relazionale anche le relazioni di coppia si sviluppano secondo un loro continuum. Ho suddiviso quest’area in una zona maggiore di "Relazioni relativamente buone", e in una ristretta fascia che chiamo "Paradiso Relazionale".
Le "Relazioni relativamente buone" sono tutte quelle in cui tra i partner la soddisfazione e/o compatibilità è - appunto - relativa. Questo accade nonostante quasi tutte le coppie, almeno in teoria, si prefiggano l’Utopia Romantica (quantomeno all’inizio). Quello che però poi accade in realtà, molto spesso, è che la coppia diventa (o è sempre stata) una coppia "incompleta": una relazione non abbastanza valida da dare ai suoi componenti un pieno e completo appagamento, ma - al tempo stesso - abbastanza funzionale da motivare la sua continuazione (a volte in attesa di incontri più fruttuosi…).
Questa insoddisfazione è però spesso mascherata, per numerose ragioni. In queste relazioni è quindi quasi sempre presente un certo livello di negazione, di fingere che vada tutto bene, di "scopare i problemi sotto il tappeto"; questo inganno accade sia verso se stessi, che verso il partner.

Naturalmente, anche le relazioni "relativamente buone" hanno un arco che va da un minimo "Meglio che niente" (al di sotto del quale la coppia tende a sciogliersi) ad un massimo (ma comunque non ottimale) di "Piuttosto buona".
Oltre questo livello, c’è la zona delle coppie che funzionano davvero bene, dall’elevata compatibilità e intesa, in cui la relazione è "quasi perfetta": quella che chiamo "Paradiso Relazionale". Le coppie davvero felici, quelle che tutti invidiano (che sono una minoranza: probabilmente solo il 10-20% delle unioni). Da notare che anche queste relazioni presentano imperfezioni e incompatibilità (inevitabili per l’umana natura), ma i partner che le vivono sanno minimizzarle, accentuando invece i lati positivi e accettando il partner per come è. Quindi le relazioni migliori, che dall’esterno possono apparirci "perfette", non sono tali in virtù di magie o incredibili colpi di fortuna, ma grazie all’impegno e alla creatività dei partner.
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L’area dell’Amicizia

Va detto che anche l’area dell’Amicizia, come quella dell’Amore, si sviluppa secondo un suo continuum (dal semplice conoscente all’amico fraterno), ma non ho ritenuto necessario rappresentare queste differenze nel grafico.
Inoltre, anche se nel grafico il livello più elevato di amicizia confina con il livello più scarso di amore, questa è una imprecisione dovuta al fatto che una semplice scala lineare (come quella di Qualità Relazionale) non può rappresentare adeguatamente la complessità e la variabilità delle relazioni umane. In realtà, la Qualità Relazionale di una grande amicizia è per molti versi superiore a quella di coppie medie o mediocri.
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L’Area ambigua

L’Area ambigua (in inglese "Gray Area"), include tutte quelle relazioni che non sono proprio, o soltanto, di amicizia, ma nemmeno di coppia nel senso stretto del modello standard. Come indicato dal grafico, questa area è alquanto estesa, sia perché include elementi sia dell’amicizia che dell’amore, sia perché ha un’ampia variabilità di Qualità Relazionale (da superficiale a molto profonda).
Alcuni esempi di relazioni che ricadono in quest’area sono:
  • Più che amici: fondamentalmente amici, ma in cui c’è qualcosa che va oltre, che può includere anche elementi sessuali.
  • Amici con benefici (dall’inglese "Friends With Benefits", FWB); ovvero amici che hanno anche rapporti sessuali. In italiano si usa il termine "trombamici", ma viene usato più nel senso di sesso casuale, mentre FWB si riferisce più a vere amicizie.
  • Amicizie amorose: relazioni amicali che hanno una profondità affettiva simile a quella di una coppia, ma che - per varie ragioni - non diventano una coppia. Possono includere o meno l’elemento sessuale.
  • Amanti: relazioni con una intensità passionale simile a quella di una coppia, ma che per ragioni personali (es. di non impegno) o funzionali (es. persone sposate) non diventano coppie a tutti gli effetti.
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L’Area del sesso

A differenza del modello standard, in cui si afferma che il sesso esiste solo e soltanto (o dovrebbe esistere) insieme all’amore, qualunque persona che abbia una minima conoscenza del mondo reale sa che il sesso accade quasi ovunque, e in svariati tipi di relazioni.
Vediamo così nel grafico che il sesso può avvenire anche nell’area dell’Amicizia (benché in misura minore e meno frequente che altrove), e sicuramente nelle relazioni incluse nell’Area ambigua. Inoltre, non dimentichiamo che rapporti sessuali accadono anche con estranei (vedi piccola zona in grigio a sinistra): sesso casuale, incontri di una notte, ecc. Questi avvengono vuoi per improvvisa e irresistibile attrazione, vuoi per altri fattori più o meno contingenti (per esempio l’alcol), ma anche intenzionalmente, per puro e semplice desiderio. Il sesso è quindi un’attività (e un bisogno) che non è necessariamente collegato al tipo di relazione, né alla sua qualità.

Benché il livello di attività sessuale (o probabilità che avvenga) viene rappresentato nel grafico con un andamento progressivo, legato al crescere della Qualità Relazionale, questo rappresenta soltanto una tendenza, una media. In realtà, in alcuni casi l’intensità o frequenza dell’attività sessuale non rispecchia questa curva: alcune relazioni fuori dall’Area dell’amore possono presentare una sessualità travolgente (sesso casuale, amanti), così come in alcune relazioni di coppia la sessualità ha livelli scarsi o infrequenti (specialmente avvicinandosi alla zona del "Meglio che niente").
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I perché della Relatività Relazionale

Ci si potrebbe chiedere perché complicarsi la vita con tutti questi elementi, quando il modello relazionale standard descrive comunque la maggioranza dei casi (benché in modo estremamente semplificato).
La mia risposta è che la vita è complicata, per sua natura, e il modello standard non la semplifica; anzi la complica ulteriormente, perché ci confonde le idee. La mia idea di Relatività Relazionale è nata dal notare una gran quantità di relazioni fuori dallo schema standard, che pure esistono ed - anzi - continuano ad aumentare (man mano che la società si evolve e i vecchi schemi diventano sempre meno adeguati). E non solo il modello standard le ignora, ma nella nostra cultura mancano spesso anche le parole per descrivere questa molteplicità: ci troviamo quindi a vedere e vivere, tutti giorni, esperienze di cui è persino difficile parlare, perché per la nostra cultura sono "invisibili" (o deprecate), e spesso ci mancano anche gli strumenti per capirle. La Relatività Relazionale vuole essere uno strumento in tal senso.

Il modello standard non solo è severamente limitato, ma è molto ingannevole: finché ragioniamo (e parliamo) nei termini del modello standard, tendiamo a ignorare o dimenticare tutte le (numerose) possibilità relazionali che esulano da esso. E tendiamo a squalificarle, se non addirittura a condannarle: perché non le comprendiamo, perché ci sembrano sbagliate, o perché il loro essere "strane" ci disturba (in quanto smentisce la semplicità artificiosa e rassicurante del modello standard, e ci spinge a sforzarci per afferrare la loro complessità).
Noi usiamo i modelli come delle mappe, per capire la realtà e muoverci in essa. Ma se il modello non rispecchia la realtà, esso ci confonde e ci conduce a sbagliare. Se ci basiamo sul modello standard (che, come abbiamo visto, ha ben poco a che fare con la natura complessa e variegata delle relazioni reali) per capire gli altri e per le nostre scelte personali, inevitabilmente non potremo capire loro e non sapremo fare le scelte giuste per noi; la "mappa" ci porterà fuori strada. Non troveremo mai la nostra felicità seguendo uno schema altrui. Pensiamo a tutte quelle persone i cui gusti e desideri escono dagli schemi tradizionali, che si sentono giudicati e sbagliati e magari lottano contro la propria natura.

Il potere normativo del modello standard è soffocante, anche perché ad esso si associano altri imperativi sociali: la coppia stessa (per cui l’essere single viene visto come sospetto o segno di inferiorità); l’Utopia Romantica (a cui tutte le coppie dovrebbero giungere, o quantomeno tendere); il modello di "famiglia felice" con inclusa procreazione (e quindi anche eteronormativo); la monogamia a vita; ecc.
Tutti questi imperativi pesano sulle persone che non possono (o non vogliono) seguirli: pensiamo a chi non trova (o non vuole) un partner, a chi divorzia, agli omosessuali, a quelli che non desiderano figli, o a cui non interessa formare una famiglia, o che - ancora - desiderano una famiglia non tradizionale, a chi è attratto da una sessualità alternativa… Per tutti costoro, la Relatività Relazionale mostra come non ci sia nulla di male nelle loro scelte o preferenze, perché il mondo reale delle relazioni è variegato.
Il limite maggiore del modello standard è che funziona in modo assoluto, in "bianco e nero", perciò ci porta a ragionare nello stesso modo: ma siccome la vita reale non è mai assoluta, seguendolo ci ritroveremo sempre confusi, spiazzati e delusi. Invece, accettando che le relazioni sono sempre relative, ci approcceremo ad esse in modo realistico e aperto: senza aspettative illusorie o ricette irragionevoli, saremo in grado di viverle al meglio.
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Valore di mercato relazionale

Uno dei concetti utili associati alla Relatività Relazionale, è che anche il nostro personale "valore" nelle relazioni è relativo; ovvero, le reazioni che riceviamo dalle altre persone, e la qualità delle nostre relazioni, sono collegati alla nostra qualità come individui (a partire dalla capacità di creare e coltivare relazioni positive).
In altre parole, ognuno ha quello che potremmo chiamare "Valore di mercato relazionale", ed è formato da tutto quello che possiamo offrire agli altri. Questo nostro "valore" influenza grandemente il successo che abbiamo nelle relazioni, e specialmente nel riuscire a conquistare (o meno) le persone che desideriamo.
Per una descrizione approfondita del "Valore di mercato relazionale", vedi questo post.

Anche il matrimonio è relativo

E' il caso di ricordare che il modello di matrimonio (e di relazione sentimentale) normalmente ritenuto l'unico "giusto", ovvero quello di coppia monogamica chiusa basata sull'amore e sulla fedeltà, è una "invenzione" relativamente recente. Esso si è sviluppato a partire dalla fine del XVIII secolo, ed è giunto a diventare lo standard (quantomeno in Europa e USA), solo nella metà del XX secolo. Nelle epoche precedenti, e nell'arco delle varie culture e società, i modelli di relazione e matrimonio sono stati molti e variegati. Il che conferma ulteriormente l'ampia relatività delle relazioni umane.
A questo proposito, vedere l'ottimo libro "Marriage, a History" ("Storia del matrimonio"; info nella Bibliografia) di Stephanie Coontz, dove vengono esposte le varie possibilità e le sorprendenti variazioni che la relazione sentimentale ha assunto (e ancora assume) nel corso del tempo.

Conclusioni

In sintesi, noi tendiamo a considerare le relazioni (specialmente sentimentali) in modo assoluto: le pensiamo o vogliamo complete, illimitate, costanti, per sempre; mentre in pratica esse esistono in modo più o meno relativo: incomplete, limitate, mutevoli, temporanee (come, peraltro, praticamente tutto nell’esistenza umana).
Le vediamo assolute sia perché la nostra cultura ci spinge in tal senso, ma ancor più perché ci piacerebbe che fosse così:
  • Quando c’è una persona a cui siamo legati, vorremmo essere speciali per costei, e non rischiare di perderla.
  • Quando viviamo una storia d’amore, vorremmo credere di essere unici e insostituibili per il nostro partner, e quando siamo felici vorremmo che quella felicità durasse per sempre.
Chi mai vorrebbe sentirsi dire "Sei relativamente importante", "Sei temporaneo", "Sei sostituibile", "Sono legato a te perché ti trovo meraviglioso, ma in futuro potrei incontrare qualcuno ancor più meraviglioso"? Sentirselo dire sarebbe inquietante, destabilizzante e persino spaventoso; ci indurrebbe un’ansia continua. Ed è proprio per questo che, quando pensiamo e viviamo le relazioni, coltiviamo l’illusione dell’assoluto. Per tenere lontane l’incertezza e la sofferenza. L’assoluto ci conquista perché ci offre una (spesso illusoria) sicurezza.

Ci comportiamo similmente verso l’idea della nostra morte, un fatto inevitabile e indubitabile, ma che facciamo di tutto per dimenticare e tenere lontano dalla nostra coscienza, talmente ci spaventa. Ma questo tipo di "perdite di coscienza", questa "forzose dimenticanze", per quanto umanissime, non ci aiutano a relazionarci in modo efficace con la vita reale, ed anzi diventano spesso ostacoli a comportamenti efficaci e costruttivi.

E quindi, in conclusione, dovremmo chiedere a noi stessi: preferisco credere alle "favole", o piuttosto vedere le relazioni come realmente operano?
Passare da una visione rigida e schematica delle relazioni, ad una comprensione della loro fluidità, ci permette di evitare la trappola di svalutare o rifiutare ogni relazione "relativa" (cioè incompleta rispetto ai nostri ideali, ma comunque di qualche valore); consentendoci invece di viverla ed apprezzare ciò che di positivo ha da offrirci. Viceversa, finché rimaniamo in una visione tradizionale dei rapporti e restiamo aggrappati all’ideale dell’Utopia Romantica, tenderemo a rifiutare tutte le opportunità di relazione incomplete (ma che ci offrirebbero comunque elementi di felicità, nutrimento e crescita), restando in attesa di una perfezione che potrebbe anche non arrivare mai.


"Non esistono relazioni perfette. Non ci sono partner perfetti.
Le relazioni sono, per loro stessa natura, caotiche, movimentate e impegnative."

(Dott. Robert A. Glover)

"Siamo resi saggi dalla quantità, la profondità e la diversità delle nostre relazioni."
(Tad Hargrave)

"Le relazioni non finiscono mai, semplicemente si trasformano."
(Osho)


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4 commenti:

  1. Alla domanda "preferisco credere alle "favole", o piuttosto vedere le relazioni come realmente operano?" ho trovato un limite stesso alla relatività di cui si parla. Eppure di relazioni che sono durate nel tempo e "per sempre" (ovvero per tutta la vita) ci sono state e, magari, alcune ci saranno ancora.

    Ogni qualvolta che sento parlare di "realtà" mi vien da sorridere, forse perché, alla fine, ciò che definiamo tale è sempre e solo un pezzetto di ciò che esperiamo, ignari che l'illusione più grande è quella di credere/pensare di non illudersi mai (o mai più).

    Volere stabilità non significa per forza essere rigidi, ma puntare a qualcosa che, per quanto a volte anche fallimentare, è indice non di semplice bisogno di sicurezza (o non soltanto) ma anche di tendere a qualcosa che potremo definire "oltre", di personale, di "divino". Insomma, ci vuole anche Fede, perché non averla? Che male c'é? Anche se ci si dovesse soffrire, perché non provarci? A mio modesto parere ne vale la pena.

    Con ciò condivido praticamente quasi tutto di questo post, io stesso ho vissuto e vivo delle amicizie profonde (e non cosi convenzionali e standard), tra l'altro piuttosto durature, indipendentemente dai periodi, dagli impegni e dalle vicissitudini esistenziali.
    Anche qui, vorrà pur di qualcosa se con alcuni ci sto da anni? Di certo ciò non accade per caso, vuoi anche perché ci credo e do il massimo nelle relazioni che vivo, perciò è questo che mi muove, perché per relazioni che possono finire, altre possono anche continuare e, addirittura, durare per sempre, in un percorso (lungo o meno che sia) che è la vita e cui voglio poter vivere anche altri belli e sani legami.

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    1. Relazioni che durano tutta la vita ci sono. Ma quante? Sono la regola, o piuttosto l'eccezione?

      Per il resto, fate vobis. Ognuno creda a quello che lo aiuta a vivere bene. :-)

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    2. Quante non saprei, probabilmente perché non ritengo fondamentali i numeri, proprio perché ogni relazione ha un percorso diverso con condizioni, opportunità, profondità, ragioni e impegni specifici a seconda di ogni singolo soggetto con cui si ha a che fare.

      Sono più concentrato su ciò che vivo, al di là poi di ciò che molte altre persone scelgono (o non) tendenzialmente. Al di là, anche, di dati e statistiche che tengono comunque conto di un determinato campione di persone che vengono chiamate in causa, rappresentando una parte, seppur indicativa.
      La stessa realtà considerabile come "dura" è tale nella misura in cui dipende sia da come si vuol viverla e sia in base a cosa ogni soggetto tende a concentrarsi maggiormente (che è sempre un pezzetto).

      Ciò scritto la ringrazio comunque per l'opportunità di condividere questi pensieri e degli spunti interessanti offerti.

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    3. *ci sono illusioni, a volte, che sono diventate realtà, anche senza rendersene pienamente conto.

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